giovedì 31 marzo 2011

La Verità

 

Alcuni sommi sapienti disputavano riguardo alla "verità":

"La verità", diceva uno, "è ciò che vedo".
"La verità", dichiarava un altro, "è ciò che sento nel più profondo di me".
"La verità è ciò in cui credo", sosteneva un terzo.
"La verità non esiste", protestava un quarto.

La Verità, come l'evidenza più ovvia e la più totale semplicità, se la rideva di queste definizioni, continuando a mostrare il suo volto a quanti la cercano senza tentare di definirla.


MORALE: Tutte le affermazioni degli pseudo-sapienti sono forme di ANTI-VERITA'.
Poichè tutto ciò che loro dicono non sono assolutamente i modi di conoscere la verità.
Stava intrinseco nel loro modo di "catalogare la verità in qualche definizione" il tentativo, appunto, di ridurla a qualcosa di NON-VERO:

La verità non può essere quello che vedi... poichè l'apparenza inganna.
La verità non può essere quello che senti nel più profondo di te... perchè le sensazioni personali possono essere interpretate in modo distorto o possono rappresentare paure.
La verità non può essere quello in cui credi... perchè ogni cosa che credi può essere discutibile.
La verità non può "non esistere"... altrimenti non esisterebbe niente.

mercoledì 30 marzo 2011

Stay Hungry, Stay Foolish (Tre storie di Vita di Steve Jobs)

 

Il discorso tenuto dal creatore di Apple: Steve Jobs, all' Università di Stanford, USA, il 12 giugno 2005 in occasione della consegna delle lauree.
Jobs racconta i momenti più cruciali della sua vita (in fondo al testo il video integrale).



"Nella vita le sconfitte sono le svolte migliori. Perché costringono a pensare in modo diverso e creativo.

Voglio raccontarvi tre storie della mia vita.
Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.


1) La prima storia è su una cosa che io chiamo unire i puntini di una vita.

Quand'ero ragazzo, ho abbandonato l'università, il Reed College, dopo il primo semestre.
Ho continuato a seguire alcuni corsi informalmente per un altro anno e mezzo, poi me ne sono andato del tutto.
Perché l'ho fatto?
E' iniziato tutto prima che nascessi.
La mia mamma biologica era una giovane studentessa universitaria non sposata e quando rimase incinta decise di darmi in adozione. Voleva assolutamente che io fossi adottato da una coppia di laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare sin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però, quando arrivai io, questa coppia - all'ultimo minuto - disse che voleva adottare una femmina. Così, quelli che poi sarebbero diventati i miei genitori adottivi, e che erano al secondo posto nella lista d'attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: "C'è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete?". Loro risposero: "Certamente! ".
Più tardi la mia mamma biologica scoprì che questa coppia non era laureata: la donna non aveva mai finito il college e l'uomo non si era nemmeno diplomato al liceo. Allora la mia mamma biologica si rifiutò di firmare le ultime carte per l'adozione. Poi accettò di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.

Questo è stato l'inizio della mia vita. Così, come stabilito, parecchi anni dopo, nel 1972, andai al college.
Ma ingenuamente ne scelsi uno troppo costoso, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l'ammissione e i corsi.
Dopo sei mesi non riuscivo a trovarci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo.
Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta una vita.
Così decisi di mollare e di avere fiducia, che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all'epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso in vita mia.
Nel momento in cui abbandonai il college, smisi di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a entrare nelle classi che trovavo più interessanti. Non è stato tutto rose e fiori però.
Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici.
Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca-Cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e potermi comprare da mangiare. Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio degli Hare Krishna: l'unico della settimana.
Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo.

Consentitemi di fare subito un esempio. Il Reed College all'epoca offriva probabilmente i migliori corsi di calligrafia del Paese.
In tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose.
Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così.
Fu lì che imparai i caratteri con e senza le 'grazie', capii la differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, compresi che cosa rende grande una stampa tipografica del testo.
Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era bello, ma anche artistico, storico, e io ne fui assolutamente affascinato.

Nessuna di queste cose, però, aveva alcuna speranza di trovare un'applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile.
E lo utilizzammo per il Mac. è stato il primo computer dotato di capacità tipografiche evolute.
Se non avessi lasciato i corsi ufficiali e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o spaziati in maniera proporzionale.
E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità.

Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i personal computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno.
Certamente, all'epoca in cui ero al college era impossibile per me 'unire i puntini' guardando il futuro.
Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all'indietro.
Insomma, non è possibile 'unire i puntini' guardando avanti; si può unirli solo dopo, guardandoci all'indietro.

Così, bisogna aver sempre fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire.
Bisogna credere in qualcosa: il nostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Perché credere che alla fine i puntini si uniranno ci darà la fiducia necessaria per seguire il nostro cuore anche quando questo ci porterà lontano dalle strade più sicure e scontate, e farà la differenza nella nostra vita.

Questo approccio non mi ha mai lasciato a piedi e, invece, ha sempre fatto la differenza nella mia vita.



2) La mia seconda storia è a proposito dell'amore e della perdita.

Io sono stato fortunato: ho scoperto molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Steve Wozniak e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni.

Abbiamo lavorato duramente e in dieci anni Apple è diventata - da quell'aziendina con due ragazzi in un garage che era all'inizio - una compagnia da 2 miliardi di dollari con oltre 4 mila dipendenti.
Nel 1985 - io avevo appena compiuto 30 anni e da pochi mesi avevamo realizzato la nostra migliore creazione, il Macintosh - sono stato licenziato.

Come si fa a venir licenziati dall'azienda che hai creato?
Beh, quando Apple era cresciuta, avevamo assunto qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l'azienda insieme a me, e per il primo anno le cose erano andate molto bene.
Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro.
Quando questo successe, il consiglio di amministrazione si schierò dalla sua parte.

Quindi, a 30 anni io ero fuori.
E in maniera plateale.
Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era saltato e io ero completamente devastato.

Per alcuni mesi non ho saputo davvero cosa fare.
Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me; come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata.
Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l'ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley.
Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L'evolvere degli eventi con Apple non aveva cambiato di un bit questa cosa.

Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato.
E per questo decisi di ricominciare da capo.
Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere.

La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente.
Mi liberò dagli impedimenti, consentendomi di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi fondai un'azienda chiamata NeXT e poi un'altra chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie.

Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, 'Toy Story', e adesso è lo studio di animazione di maggior successo al mondo.
In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono tornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell'attuale rinascimento di Apple.

Mia moglie Laurene e io abbiamo una splendida famiglia.
Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple.
E' stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente.


Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non bisogna perdere la fede, però.
Sono convinto che l'unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto.
Bisogna trovare quel che amiamo. E questo vale sia per il nostro lavoro che per i nostri affetti.

Il nostro lavoro riempirà una buona parte della nostra vita, e l'unico modo per essere realmente soddisfatti è di fare quello che riteniamo essere un buon lavoro.
E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che facciamo.
Chi ancora non l'ha trovato, deve continuare a cercare. Non accontentarsi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie d'amore, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano.

Perciò, bisogna continuare a cercare sino a che non lo si è trovato. Senza accontentarsi.



3) La terza storia è a proposito della morte.

Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: "Se vivrai ogni giorno come se fosse l'ultimo, un giorno avrai sicuramente ragione".

Mi colpì molto e da allora, negli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: "Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?". E ogni qualvolta la risposta è no per troppi giorni di fila, capisco che c'è qualcosa che deve essere cambiato.

Ricordarmi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita.
Perché quasi tutte le cose - tutte le aspettative di eternità, tutto l'orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire - semplicemente svaniscono di fronte all'idea della morte, lasciando solo quello che c'è di realmente importante.

Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che abbiamo sempre qualcosa da perdere.
Siamo già nudi. Non c'è ragione, quindi, per non seguire il nostro cuore.

Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la Tac alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Prima non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas.
I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile, che sarei morto entro i prossimi tre, al massimo sei mesi.
Quindi sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire).

Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi di poter dire loro in dieci anni.
Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile.
Questo significa prepararsi a dire i tuoi addio.
Ho vissuto con il responso di quella diagnosi tutto il giorno.

La sera tardi è arrivata la biopsia, cioè il risultato dell'analisi effettuata infilando un endoscopio giù per la mia gola, attraverso lo stomaco sino agli intestini, per inserire un ago nel mio pancreas e catturare poche cellule del mio tumore.
Ero sotto anestesia ma mia moglie - che era là - mi ha detto che quando i medici hanno visto le cellule sotto il microscopio hanno cominciato a gridare, perché è saltato fuori che si trattava di un cancro al pancreas molto raro e curabile con un intervento chirurgico.

Ho fatto l'intervento chirurgico e adesso, per fortuna, sto bene.

Questa è stata la volta in cui sono andato più vicino alla morte e spero che sia anche l'unica per qualche decennio.

Essendoci passato attraverso, adesso posso parlarvi con un po' più di cognizione di causa di quando la morte per me era solo un concetto astratto.
Nessuno vuole morire.
Anche le persone che vogliono andare in paradiso, in realtà non vogliono morire per andarci.
Ma la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune.
Nessuno gli è mai sfuggito.
Ed è così come deve essere, perché la morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della vita.
E' l'agente di cambiamento della vita.
Spazza via il vecchio per far posto al nuovo.

Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro.
Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone.
Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione.


In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario.



Quando ero un ragazzo, c'era un giornale incredibile che si chiamava 'The Whole Earth Catalog', praticamente una delle bibbie della mia generazione.
E' stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci aveva messo dentro tutto il suo tocco poetico.
E' stato alla fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e del desktop publishing, quando tutto era fatto con macchine per scrivere, forbici e foto Polaroid.

E' stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google: era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni.

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di 'The Whole Earth Catalog' e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono l'ultimo numero.
Era più o meno la metà degli anni Settanta.
Nell'ultima pagina di quel numero finale c'era la fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l'autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi.
Sotto la foto c'erano le parole: 'Stay Hungry. Stay Foolish', siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio.

Stay Hungry. Stay Foolish: io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso lo auguro a voi.

Stay Hungry. Stay Foolish
".




martedì 29 marzo 2011

L'Abbraccio



"Chi sono io?" chiese un giorno un giovane ad un anziano.
"Sei quello che pensi, quello che concepisci, sei ciò che esprimi nel tuo modo di ragionare" rispose l'anziano "Te lo spiego con una piccola storia":

Un giorno, dalle mura di una città, verso il tramonto si videro sulla linea dell'orrizzonte due persone che si abbracciavano...


"Sono un papà e una mamma" - pensò una bambina innocente.

"
Sono due amanti
" - pensò un uomo dal cuore torbido.
"
Sono due amici che s'incontrano dopo molti anni
" - pensò un uomo solo.
"
Sono due mercanti che han concluso un buon affare
" - pensò un uomo avido di denaro.
"
E' un padre che abbraccia un figlio di ritorno dalla guerra
" - pensò una donna dall'anima tenera.
"
Sono due innamorati
" - pensò una ragazza che sognava l'amore.
"
Chissà perche' si abbracciano
" - pensò un uomo dal cuore asciutto.
"
Che bello vedere due persone che si abbracciano
" - pensò un uomo di Dio.

"Ogni pensiero", concluse l'anziano, "rivela a te stesso quello che sei.
Esamina di frequente i tuoi pensieri: ti possono dire molte piu' cose su te di qualsiasi maestro."

lunedì 28 marzo 2011

Il valore dell'Amore

 

Una sera, mentre la mamma preparava la cena, il figlio undicenne si presentò in cucina con un foglietto in mano.
Con aria stranamente ufficiale il bambino pose il pezzo di carta alla mamma, che si asciugò le mani con il grembiule e lesse quanto vi era scritto:

"Per aver strappato le erbacce dal vialetto: 1 Euro
Per aver riordinato la mia cameretta: 1,50 Euro
Per essere andato a comprare il latte: 0,50 Euro
Per aver badato alla sorellina (tre pomeriggi): 3 Euro
Per ever preso due volte "ottimo" a scuola: 2 Euro
Per aver portato fuori l'immondizia tutte le sere: 1 Euro
Totale: 9 Euro".

La mamma fissò il figlio negli occhi teneramente.
La sua mente si affollò di ricordi.
Prese una biro e, sul retro del foglietto, scrisse:

"Per averti portato in grembo 9 mesi: 0 Euro
Per tutte le notti passate a vegliarti quando eri ammalato: 0 Euro
Per tutte le volte che ti ho cullato quando eri triste: 0 Euro
Per tutte le volte che ho asciugato le tue lacrime: 0 Euro
Per tutto quello che ti ho insegnato giorno dopo giorno: 0 Euro
Per tutte le colazioni, i pranzi, le merende, le cene, e i panini che ti ho preparato: 0 Euro
Per la vita che ti do ogni giorno: 0 Euro".

Quando ebbe terminato, sorridendo la mamma diede il foglietto al figlio.
Quando il bambino ebbe finito di leggere ciò che la mamma aveva scritto, due lacrimoni fecero capolino nei suoi occhi.
Girò il foglio e sul suo conto scrisse: "Pagato".

Poi saltò al collo della madre e la sommerse di baci.



MORALE: Nelle questioni affettive non si può pretendere di fare un "bilancio" categorico di ciò che abbiamo dato quando ciò che abbiamo ricevuto ... non ha prezzo.


domenica 27 marzo 2011

l Contadino Cinese

 

Una storia cinese narra di un vecchio contadino che possedeva un vecchio cavallo per coltivare i suoi campi.

Un giorno il cavallo scappò su per le colline e ai vicini che consolavano il vecchio contadino per la sua sfortuna, questi rispondeva: "Sfortuna, fortuna, chi lo sa?".

Dopo una settimana il cavallo tornò portando con sè dalle colline una mandria di cavalli selvatici, e questa volta i vicini si congratulavano con il contadino per la sua fortuna. Ma la sua risposta fu: "Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa?".

Poi accadde che suo figlio, mentre cercava di domare uno dei cavalli selvatici, cadde, rompendosi malamente una gamba. Tutti pensarono che si trattasse veramente di una grande sfortuna. Non il contadino, la cui unica reazione fu: "Sfortuna? Fortuna? Chi lo sa?".

Qualche settimana più tardi, l'esercito entrò nel villaggio, imponendo a tutti i giovani abili la coscrizione obbligatoria: quando videro il figlio del contadino con la sua gamba rotta lo lasciarono stare. Questa fu una fortuna? Una sfortuna? Chi lo sa?


(Antico racconto cinese)

MORALE: Ogni cosa positiva che ci accade può nascondere risvolti negativi,
viceversa, certe vicende negative che accadono, possono aprire le porte a risvolti positivi.

sabato 26 marzo 2011

I Due Angeli

 

Due angeli in viaggio fecero una sosta per passare la notte nella casa di una famiglia benestante.
Questa famiglia si dimostrò scortese e rifiutò di accogliere gli angeli nella camera degli ospiti della casa padronale.
Fu loro concesso, invece, un posticino nel freddo della cantina.
Quando si sdraiarono sul duro pavimento, l'angelo più anziano vide un buco nella parete e lo riparò.
Quando l'angelo più giovane chiese il perchè, quello anziano rispose:
"LE COSE NON SEMPRE SONO COME SEMBRANO"

La notte seguente i due angeli trovarono ospitalità nella casa di un pover'uomo e di sua moglie.
Erano quasi alla miseria, ma furono comunque molto ospitali.
Dopo aver condiviso con i due angeli il solo nutrimento che avevano (il latte dell'unica mucca che gli restava), fecero dormire i due angeli nel loro letto, dove riposarono beatamente.

Il mattino seguente, con il sorgere del sole radioso, i due angeli trovarono l'uomo e la moglie in lacrime.
La mucca era stesa morta sul prato.

L'angelo più giovane s'arrabbiò e chiese a quello più anziano perchè avesse lasciato accadere tutto ciò:
"La prima famiglia aveva tutto quello che si può desiderare, e ciò nonostante tu l'hai aiutata" disse con tono accusatorio.
"La seconda famiglia aveva ben poco e tu gli hai lasciato morire la mucca! Ti sembra giusto?" tuonò con voce risentita.

"LE COSE NON SEMPRE SONO COME SEMBRANO", disse l'angelo più anziano.

"Quando noi riposavamo nella fredda cantina della casa padronale, mi accorsi che c'era dell'oro nel buco della parete.
Poichè il proprietario era così avaro, ingordo e restio a condividere la sua buona sorte, ho sigillato la parete, affinchè egli non potesse più trovarlo".

"La notte scorsa, mentre noi dormivamo nel letto di quel pover'uomo tanto generoso, vidi l'angelo della morte venire a prendere sua moglie. Al suo posto gli ho dato la mucca".

"RICORDALO SEMPRE: LE COSE NON SEMPRE SONO COME SEMBRANO".