giovedì 3 dicembre 2015

I Sei Ragazzi Ciechi e l'Elefante



Un giorno, un conducente di elefanti ordinò ai suoi sei figli, tutti ciechi, di fare il bagno all’elefante di famiglia. I sei ragazzi furono lusingati dall’opportunità che il padre aveva amorevolmente offerto loro e prestarono grande attenzione mentre lavavano l’elefante. A ognuno venne assegnata una certa parte del corpo dell’animale ed essi esultavano di gioia, convinti di sapere che aspetto avesse.

Dopo un’ora, quando il lavaggio dell’elefante fu terminato, i ragazzi esclamarono contemporaneamente: «Io so com’è fatto l’elefante!».
Il primo figlio chiese al secondo: «Allora, com’è fatto?». Il secondo figlio, che aveva lavato i fianchi dell’elefante, esclamò: «L’elefante è come un muro grandissimo!».
Il primo figlio, che aveva lavato la proboscide, disse con disprezzo: «Che stupidaggine! L’elefante è fatto come una canna di bambù».
Il terzo figlio, che aveva lavato le orecchie, sentendo il bisticcio dei suoi due fratelli, rise ed esclamò: «Siete due sciocchi e non sapete un bel niente! L’elefante è fatto come due foglie di banano».
Il quarto figlio, che aveva lavato le zampe, udendo i suoi fratelli fare dei commenti che gli sembravano assurdi, disse a gran voce: «Vi sbagliate tutti. È ridicolo che discutiate su qualcosa di cui non sapete nulla. L’elefante è semplicemente una grande tettoia carnosa, appoggiata su quattro pilastri di carne».
Il quinto figlio, che aveva lavato le zanne, torcendosi dalle risate esclamò: «Poveri stupidi, ascoltate me: io dichiaro per esperienza certa che l’elefante non è altro che un paio di ossa».
Il sesto figlio, che aveva lavato la coda, scoppiò in una risata isterica ed esclamò: «Dovete essere tutti impazziti o sotto l’effetto di un’allucinazione! L’elefante è solo una fune che penzola dal cielo». Siccome il sesto figlio era il più piccolo e non arrivava all’attaccatura della coda dell’elefante, pensò che l’animale fosse una fune celeste, piuttosto animata, che gli dèi facevano penzolare sulla Terra.

Il padre, che era rimasto lì vicino a cuocere il riso per l’elefante, ascoltò con grande divertimento quella conversazione sull’aspetto dell’animale e si precipitò dai ragazzi non appena la loro discussione si trasformò in una vera e propria battaglia. Con quanta voce aveva in corpo, egli gridò: «Branco di sciocchi marmocchi! Smettetela di litigare e sappiate che avete tutti ragione e tutti torto!».

I sei figli esclamarono all’unisono: «Com’è possibile?». E il padre rispose: «Io ho visto tutto l’elefante e so che avete tutti ragione, perché ognuno di voi ha descritto una parte dell’animale; ma avete tutti torto, perché l’elefante intero non è un paio di zanne, né quattro zampe, né una proboscide, né un grande muro di carne, né una coda, bensì tutte queste cose insieme. La coda, o la proboscide, separate dall’elefante, non possono essere chiamate elefante!».

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QUESTA STORIA mostra magnificamente lo stato attuale delle religioni: per la maggior parte, esse sono più o meno cieche e possiedono soltanto una conoscenza parziale dell’intero elefante della Verità. È per questo che i devoti bigotti, come i sei ragazzi ciechi, litigano spesso tra loro, sostenendo di conoscere la Verità. Ogni religione è convinta che il suo insegnamento sia l’unico e mette in ridicolo tutto ciò che esiste al di là dei propri confini.

È giunto il tempo in cui le persone potranno guarire la propria cecità interiore risvegliando la saggezza Cristica presente in loro attraverso la meditazione, la fratellanza, la comprensione e la Luce della loro stessa realizzazione del Sé. Quando la cecità dell’ignoranza e del pregiudizio religioso sarà risanata dalla realizzazione di Dio, l’intero elefante della Verità sarà percepito come l’essenza di tutte le religioni. Allora le lotte interreligiose cesseranno ed esisterà un’unica chiesa, un’unica fratellanza, un’unica autostrada scientifica di tutte le religioni e un unico Tempio della Verità, ovunque.

("Piccole, grandi storie del Maestro", Paramhansa Yogananda)